sabato 31 gennaio 2015

LA DIFFICILE LIBERTA' DI ARTURO

incipit: Natura e Animali -

Se ne stava sdraiato in un grande prato verde, annusando gli odori trasportati dalla brezza mattutina. Il trifoglio, schiacciato sotto il pelo grigio, era morbido e fresco.
Una coccinella, dal dorso scuro, scalava lo stelo di una spiga, muovendo ordinatamente le zampette sottili. Quando giunse nel punto più alto, esplorò l'aria con le minuscole antenne, allungandosi un poco verso l'alto; poi aprì le elitre e volò via.
In quello stesso istante il sole spuntò oltre l'orizzonte della brughiera.
- Eccolo! - pensò il coniglio mentre l'emozione gli gonfiava il pelo.
I ranuncoli si accesero dello stesso colore e brillarono come gemme; i papaveri distesero l'esile collo e aprirono i petali di porpora. In pochi istanti il campo si riempì di colori e di odori e gli insetti pronubi si alzarono in volo, animando la brughiera col ronzio delle loro ali.
-È bellissimo,- si disse il coniglio mentre il sol levante illuminava i suoi grandi occhi color nocciola; osservava ogni cosa attorno in uno stato di estasi.
Ma a nessuna di quelle cose il coniglio avrebbe saputo dare un nome; nemmeno ai fili d'erba, che ondeggiavano appena, come piccole canne da pesca, o agli alberi, che si stagliavano sul profilo delle colline con le loro chiome brune; neppure al sole, che ora splendeva sulla brughiera come una grande palla di fuoco.
Anzi, a dirla tutta, quel coniglio non avrebbe saputo dare un nome neppure a se stesso, perché da quando era al mondo tutti lo chiamavano semplicemente... GABBIA 51.

Gabbia 51 era la casa di un coniglio d’allevamento, nato e cresciuto in cattività. La sua vita era sempre stata noiosa e triste, fino alla notte in cui fu liberato.
Le gabbie avevano un sistema ‘tecnologico’ di apertura, ma in quella notte tempestosa ci fu un corto circuito e si aprirono tutte, dando ai conigli la possibilità di fuggire.

Il coniglio, che non aveva un nome e non conoscendone nessuno, decise di darsi lo stesso nome del proprietario delle gabbie … Arturo.
Il coniglio aveva fame e si mise alla ricerca di cibo e fu allora che vide dietro un cespuglio di bacche un coyote affamato. Aveva occhi rossi fiammeggianti che emanavano cattiveria e lunghi denti taglienti come sciabole, gli artigli erano affilati  come rasoi; era terribile.
Appena il coyote lo vide, Arturo cercò di nascondersi, ma fu tutto inutile. Allora il coniglio si diede alla fuga pensando di riuscire a seminarlo e poco prima che la belva famelica lo azzannasse Arturo si infilò in buco scavato da una talpa sotto un ceppo di un albero abbattuto e si inoltrò nelle oscure gallerie, finché non sentì un rumore. 
Avanzando nell’oscurità sbattè contro qualcosa di morbido e caldo, era una talpa. Quest’ultima, furibonda, sbraitò: “Cosa accidenti ci fai tu quì!?”
Il coniglio disperato gemette: “Ti prego, dimmi la strada per uscire da queste gallerie”.
Olivia, così si chiamava la talpa, col suo caratteraccio scorbutico e scortese aggiunse: “Ti porterò fuori da queste gallerie a condizione che tu recuperi i miei occhiali!”
Lui, non avendo altra scelta, accettò e Olivia gli disse dove li aveva persi, cioè vicino alla tana di una vipera. Gli disse anche che lei non c’era andata perché aveva paura dei serpenti velenosi.
Arturo si avviò nel buio del tunnel fino a quando giunse nel luogo descritto dalla talpa; il coniglio si guardò attentamente intorno alla ricerca degli occhiali, quando li vide notò che vicino ad essi c’era proprio una vipera! Questa appena lo vide, con un movimento repentino del corpo lo aggredì.
Arturo con un balzo schivò l’attacco, ma per sbaglio sbatté contro la fragile parete della grotta che, vibrando  vigorosamente, crollò sulla vipera e su Arturo.
Quando il coniglio si riprese dalla violenta scossa si accorse che la vipera era stata
  schiacciata da una pietra.
Allora si mise a scavare la terra per recuperare gli occhiali. Li trovò e si accorse che essi erano del tutto intatti, li raccolse e li portò dalla talpa.
Dopo averli consegnati, chiese a Olivia: “Come mai questi occhiali non si sono rotti?” “Perché sono di zaffiro” rispose la talpa.
Olivia condusse Arturo fuori dalle gallerie e lo lasciò solo vicino a un ruscello in mezzo a un bosco.
Il coniglio avendo sete si avvicinò al corso d’ acqua per bere e fu lì che vede il coyote che
 lo aveva inseguito precedentemente, giacere in una pozza di sangue con il petto trapassato da un proiettile. Arturo si avvicinò al cadavere dell’animale che poche ore prima aveva tentato di ucciderlo. Fu allora che sentì un ringhio e poi tutto d’un tratto, da dietro un albero, saltò fuori un cane da caccia aggressivo e robusto.
Il cane cominciò a inseguirlo in una sfrenata corsa, ma in una discesa ripida il cane perse terreno dando la possibilità ad Arturo di distaccarlo e far perdere momentaneamente le sue tracce.
Il coniglio, continuando a correre, non si accorse che era tornato al punto di partenza dato che nella foga di fuggire dal cane, aveva girato intorno, tornando dalla carcassa del coyote.
Nei pressi c’era anche il cacciatore, padrone del cane da caccia, che imbracciava un fucile, appena lo scorse salì sul cavallo, cominciò a inseguirlo per condurlo in un posto dove c’erano alcune tagliole per prenderlo in trappola e poi ucciderlo.
Il coniglio, che era furbo, riuscì a evitare tutte le trappole con agilità a differenza del cavallo che si impennò disarcionando il cacciatore. 
Arturo però non andò lontano, perché cadde in una trappola scavata nel terreno e coperta da un mucchio di foglie e rami. L’inseguitore dopo essersi ripreso dalla caduta si rialzò e andò a recuperare Arturo che era terrorizzato e convinto di essere ormai spacciato. 

Quando il cacciatore arrivò alla trappola, rimase stupito nel vedere che il coniglio era sparito…infatti, per puro caso, Arturo aveva scorto un foro semicoperto dal muschio, era una galleria! Vi si infilò velocemente e correndo più forte che poteva la percorse tutta finché arrivò nella tana della talpa che prontamente lo fece fuggire nel bosco. Il cacciatore intanto, sforzandosi di vedere se trovava il coniglio in qualche angolo nascosto della trappola, vi scivolò dentro rompendosi una gamba. Rimase lì per giorni finché non lo trovarono.

3 commenti:

  1. Sarebbe da 8, un contenuto molto buono.

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  2. La prima parte era molto ben fatta con descrizioni accurate e interessanti, ma slegata dalla seconda parte del testo.
    La parte narrativa è troppo frenetica, alcuni passaggi sono confusi e ripetitivi.
    Voto: 7 e mezzo.
    (3^C)

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